Warning: Constant WP_DEBUG already defined in /web/htdocs/www.greenpage.it/home/wp-config.php on line 82

Deprecated: Creation of dynamic property Accesspress_Mag_Welcome::$actions_req is deprecated in /web/htdocs/www.greenpage.it/home/wp-content/themes/vmag/inc/welcome/welcome.php on line 30
Riciclare l’alluminio? In USA ci si guadagna, in Sardegna fallisce l’Alcoa – Greenpage – un mondo ecosostenibile
Home > Riciclare > Consigli e tecniche > Riciclare l’alluminio? In USA ci si guadagna, in Sardegna fallisce l’Alcoa

Riciclare l’alluminio? In USA ci si guadagna, in Sardegna fallisce l’Alcoa

riciclo alluminio

L’alluminio è infinitamente riciclabile, ciò significa che può essere usato, riciclato, e nel caso degli imballaggi per alimenti può addirittura essere riutilizzato per realizzare nuove lattine esenza compromettere la qualità del loro contenuto. Negli USA una lattina può essere riciclata e ritornare negli scaffali dei negozi con una nuova bevanda  o altro alimento in un ciclo di 60 giorni! Lì dove di lattine ne consumano in grandi quantità hanno ben compreso chel’impatto ambientale del processo produttivo è tutt’altro che marginale.

Vediamo dunque quali sono i buoni motivi che hanno spinto gli statunitensi a mettere a punto un sistema capillare tanto efficace ed efficiente proprio nel paese che, a differenza del nostro, pur non avendo sottoscritto il Protocollo di Kyoto si è impegnato nei fatti più che sulla carta. Innanzitutto lo studio nordamericano, alla base dell’introduzione del sistema di riciclaggio, ha risaltato l’importanza per l’ambiente del riutilizzo dell’alluminio come materia prima seconda in quanto consuma il 95% di energia in meno rispetto al processo di produzione del materiale vergine, ossia derivato dalla fusione dell’allumina.  Non meno importante è la questione direttamente connessa al riciclaggio dei materiali in genere, ovvero la riduzione del volume di rifiuti da conferire nelle discariche. Negli Stati Uniti d’America il sistema è stato accolto positivamente dalla maggioranza degli abitanti, in quanto hanno visto in esso la duplice opportunità di ridurre i costi ambientali di smaltimento del materiale di rifiuto e allo stesso tempo di guadagnarci economicamente.

Il grande successo del sistema è infatti basato sul valore monetario che viene riconosciuto alla materia prima seconda, in pratica al rifiuto, nel momento in cui il cittadino consegna il suo apposito bidone, pieno di imballaggi in alluminio, al centro di raccolta più vicino. Il cittadino può verificare costantemente in Internet, attraverso una specie di “borsa telematica”, la quotazione economica del materiale.

I VANTAGGI DEL RICICLO DELL’ALLUMINIO
Tra i materiali raccolti nei cassonetti si trova proprio l’alluminio. Nonostante rappresenti meno del 2% del flusso dei rifiuti riciclabili negli USA l’alluminio genera ricavi utili per sostenere il 40% della totalità dei programmi di riciclaggio. Grazie al riciclaggio enormi quantità di energia vengono risparmiate a parità di prodotto finito. Un altro aspetto positivo del riciclaggio è la riduzione di emissioni di CO2, quelle causate esclusivamente dalla fonte di energia utilizzata per la fusione. Nella produzione di alluminio primario invece, oltre le emissioni necessarie per produrre l’energia elettrica, imprescindibile per il processo, si devono considerare anche quelle dovute alle reazioni chimiche fra allumina, elettrolito e anodo di grafite.

UN SEMPLICE CALCOLO
Per dare un’idea: secondo il CIAL (Consorzio Imballaggi di Alluminio) nel 2010 sono state recuperate 50.000 ton di alluminio in 5.500 Comuni italiani. Se consideriamo che, in numeri rotondi, 1 kg di lattine prodotte con alluminio primario richiede 15 kWh e la loro fabbricazione emette 12 kg di CO2, contro 0,75 kWh e 0,6 kg di CO2 che sarebbero necessari per produrre la stessa quantità con alluminio riciclato, un semplice calcolo indica che il recupero di materia prima tramite raccolta differenziata ha comportato per l’Italia un risparmio energetico di 712.000 MWh e di una riduzione di emissioni di anidride carbonica pari 583.300 ton.

IL CASO DI ALCOA IN SARDEGNA
In realtà industriali come l’Alcoa di Portovesme (Sardegna) l’aumento del prezzo della materia prima e l’energia per fabbricare l’alluminio primario, da un lato, e la svalutazione del materiale nel mercato, dall’altro, hanno inevitabilmente decretato il fallimento della fonderia americana con la chiusura dello stabilimento prevista entro la metà del 2012. Una tragedia che lascerà a casa, tra dipendenti della stessa Alcoa e lavoratori dell’indotto, la bellezza di 1500 persone. A questo punto è lecito chiederci il perché non sia stata presa in considerazione e discussa pubblicamente la possibilità di riconvertire la fonderia per utilizzare l’alluminio proveniente dalla raccolta differenziata dei rifiuti, dal momento che negli Stati Uniti stabilimenti della stessa impresa riciclano l’alluminio e sostengono le campagne per favorirlo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *