Il riscaldamento degli oceani è colpa dell’uomo. I dati pubblicati su Natura Climate Change sono l’ennesima, triste, conferma di quanto già noto: negli ultimi 50 anni l’attività dell’uomo ha contribuito, pesantemente, a innalzare la temperatura delle acque del nostro pianeta.
Gli oceani, in mezzo secolo, hanno assorbito il 90% del calore accumulato dalla Terra. E questo riscaldamento è dovuto ai gas serra prodotti dall’uomo.
I cambiamenti climatici naturali hanno le loro colpe ma, come hanno spiegato gli autori della ricerca Peter Glecker e John Church, alla natura può essere imputata al massimo il 10% della responsabilità, il resto dipende da noi e dall’inquinamento che produciamo.
Cosa si può fare per diminuire l’impatto delle nostre azioni? L’8 giugno scorso era la Giornata mondiale degli oceani e Greenpeace ha pubblicato le linee guida per ridurne l’inquinamento. Pubblichiamo i punti che toccano direttamente i nostri comportamenti quotidiani e rinviamo a questo link per scoprirne altri.
PESCA SOSTENIBILE: è necessario ripensare le attività di pesca, da un lato fermando quella eccessiva e rispettando i limiti scientifici di cattura, dall’altro favorendo la piccola pesca sostenibile.
CONSUMI SOSTENIBILI: per proteggere gli oceani bisogna fare attenzione al pesce che consumiamo. È importante che le grandi compagnie, come quelle che producono tonno in scatola, s’impegnino a utilizzare solo tonno pescato in modo sostenibile. Visita www.tonnointrappola.it
ATTENZIONE ALLA PLASTICA: l’80% della plastica che inquina gli oceani proviene dalla terra ferma. Per limitare l’impatto della plastica sui nostri mari è necessario ridurre l’uso e l’acquisto di confezioni e imballaggi prodotti con questo materiale.